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Nel cuore della suggestiva Siena si dipana la storia millenaria del Palio, competizione tra le 17 contrade, la cui origine affonda in radici medievali. Fin dal XIII secolo, testimonianze di corse e documenti risalenti al XII secolo narrano del Palio di “San Bonifacio”, evento legato al Santo patrono della Cattedrale di Castelvecchio. In quel periodo, Siena, divenuta la città più ricca e colta d’Europa nel Medioevo, istituì l’insegna comunale segnalante l’epico arrivo della corsa del Barberi.

Il Palio, culmine delle festività annuali dedicate a “Maria Vergine Assunta”, patrona di Siena, rappresentava un atto di devozione alla Madonna. Nel Trecento, la corsa si svolgeva alla “LUNGA”, seguendo un percorso che si snodava dalle mura del Duomo al suo cuore, con il prestigioso premio del “PALLIUM”, una preziosa pezza di stoffa adornata con pelli di vaio, simbolo di opulenza.

Durante il Rinascimento, il Palio divenne l’occasione d’incontri tra nobili, alti prelati e sovrani europei. Inizialmente riservato ai Signori, la partecipazione alla corsa passò successivamente ai fantini. Dopo la caduta della Repubblica di Siena nel 1559, la corsa perse il suo significato, trasformandosi in Pali rionali e manifestazioni come l’Elmora, i giochi di San Giorgio, le Pallonate, le cacce dei tori, le Bufalate e le Asinate presero il suo posto.

Nel Seicento, il Palio si spostò nella Piazza del Campo, trasformandola in una festa popolare. Dal 1656, acquisì una cadenza regolare, aggiungendo alla devozione anche quella per la Madonna di Provenzano. I fantini assunsero ruoli definiti, e le date dei Pali furono fissate al 2 luglio e al 16 agosto.

Sospeso durante le due guerre mondiali, il Palio riprese nel 1945 con un’edizione straordinaria, il “Palio della Pace”. Tra i protagonisti che hanno segnato la storia, spicca Gioacchino Calabrò, noto come “Rubacuori”, fantino e mossiere a Siena. Il suo ultimo Palio fu nel 1947, quando tornò in città per guidare la carriera, suscitando polemiche e scazzottate tra le contrade.

Negli anni, il Palio ha suscitato passioni contrastanti. Tra i fantini illustri, Andrea Degortes, noto come Aceto sardo, ha vinto 14 Pali nel Novecento, mentre Luigi Bruschelli, detto “Trecciolino”, ha dominato la Piazza con 13 vittorie negli anni 2000. Nel 2016, la Lupa ha compiuto l’impresa del “Cappotto”, vincendo sia a luglio che ad agosto con lo stesso fantino e cavallo. Nel 2018, un Palio straordinario ha visto la vittoria della Tartuca con il cavallo “Remorex”.

L’ 8 novembre 2023, in compagnia di quattro affezionati residenti della Residenza Quisisana di Siena, l’instancabile animatrice Debora, assistita da Irene, membro dello staff della Residenza, insieme al personale della Pubblica Assistenza di Siena, abbiamo intrapreso una suggestiva visita alla Contrada della Tartuca, immersa nel cuore della città. Le affabili signore che ci hanno accolto nel loro Museo si sono dimostrate estremamente gentili e disponibili nel condividere le meraviglie della loro storia.

Con passione e dettagliata precisione, ci hanno narrato dell’impresa della Tartuca, vincitrice di ben 46 Pali e mezzo. Una delle vittorie più memorabili risale al 16 agosto 1713, quando condivise il Drappellone con l’Onda, dividendo a metà l’onore della conquista. L’ultimo trionfo, datato 16 agosto 2010, vide il talento del fantino Trecciolino, montando il cavallo Isticeddu.

I colori distintivi della Contrada, il giallo e il blu, sfoggiano con fierezza il motto “Forza e Costanza”. Il patrono venerato è Sant’Antonio da Padova, e la Tartuca si colloca nella suggestiva zona di Castelvecchio. Alleate preziose sono Leocorno, Nicchio, Onda e Selva, mentre la Chiocciola figura come rivale accanita. Lo stemma della Contrada, raffigurante una tartaruga greca seminata di nodi di Savoia con margherite bianche, incarna la sua identità distintiva.

Originariamente, i colori della bandiera erano nero e giallo, mutati successivamente nel giallo e blu dopo la guerra di indipendenza. Durante la visita, i nostri nonni sono rimasti estasiati nell’ascoltare e ammirare i pregiati Drappelloni, alcuni dipinti da artisti di fama come Botero, autore del vittorioso del 3 luglio 2002, e Mitoraj, che ha realizzato altri quadri e Drappelloni dedicati alla Contrada.

Il Museo, un omaggio a Sant’Antonio da Padova, è articolato in tre sezioni: il Museo del Costume, il Museo del Palio e il Museo degli Arredi Sacri, distribuiti su due piani. La giornata è stata arricchente di storia e cultura contradaiola, con i nonni immersi per un’ora e mezza nelle affascinanti tradizioni senesi legate al Palio.

Con l’augurio di rivivere presto un’altra emozionante gita alla scoperta di una nuova contrada e della ricca storia medievale di Siena, salutiamo con un arrivederci colmo di entusiasmo.

di Pubblicato il 09 Novembre, 2023